5°Raggio, conoscenza concreta

5° Raggio, conoscenza concreta, colore verde.

Il quinto raggio è il raggio della divulgazione: il sapere che viene diffuso affinché tutti possano accedervi. Professioni annoverate tra gli esponenti del 5° raggio sono: insegnanti, professori, guide turistiche, guide dei musei, conferenzieri; tutti coloro che sentono lo slancio a spiegare le cose alla gente, illustrando loro i concetti, contribuendo a divulgare ciò che gli esponenti del terzo raggio, (quindi scienziati e ricercatori) hanno precedentemente scoperto nella solitudine dei loro laboratori. Il quinto raggio fissa e diffonde.
Una delle sue rifrazioni è stata ed è tuttora, diffondere la conoscenza senza buon senso in maniera scriteriata arrivando a “sperperarla” o a farne un uso prettamente speculativo e pericoloso. Diffondere conoscenze senza criterio risulta essere pericoloso e fuorviante: negli ascoltatori che non sono pronti e preparati per capire e comprendere certe informazioni possono verificarsi effetti negativi e spiacevoli. Ci possono poi essere i mal-intenzionati, intenti ad usare malignamente queste informazioni facendone un cattivo uso. Il quinto raggio è il raggio della carriera accademica, delle grandi biblioteche e delle librerie. Il quinto raggio è la conoscenza divulgativa, che però spesso purtroppo, invece di aiutare la vera e-ducazione, si trasforma in un'istruzione unidirezionale, impartita dimenticando completamente la parte maieutica.
Guardiamo semplicemente al giorno d’oggi come funzionano le scuole tradizionali statali, almeno qui in Italia. Come sopra citato una delle rifrazioni del quinto raggio fu la diffusione scriteriata della conoscenza; ciò spinse il sesto raggio a costituire le caste, distinte e separate per grado/livello cercando di far combaciare il grado di sapere divulgato con il livello delle persone alle quali veniva consegnato. Ancora un’altra rifrazione del 5° raggio è stata il credersi capace di poter descrivere tutto il creato secondo leggi misurabili e quantificabili, spiegando la vita tramite la cosiddetta scienza.

Una storia per il 5° raggio:

Il nonno di Stephane, Piero, era solito passare ore e ore nel seminterrato di casa. Passava intere giornate tra il microscopio, osservando minuziosamente i micro-mondi a lui visibili, e il mescolare sostanze in alambicchi e ampolle. Annotava le diverse reazioni, scriveva minuziosamente informazioni, spiegazioni, processi e formule chimiche. Un giorno Stephane chiese a suo nonno: “hai mai pensato di dirle queste cose? Di raccontare quello che fai? Di spiegare agli altri le tue scoperte?” Il nonno sobbalzò, lo sguardo si abbuiò e facendo qualche passo indietro, stringendo forte al petto il proprio quaderno personale rispose: “pensi che gli altri potrebbero capire? no non credo proprio. Non mi interessa che lo sappia la gente.. interessa sapere a me che è così, poi dopo me ne farò qualcosa.. forse. Nessuno capirebbe, poi come… come.. cosa intendi per spiegare? Com’è che dovrei spiegare? Cosa dovrei spiegare.. da dove iniziare.. come.. no no guarda.. non è cosa mia.” Il giovane nipote fu così zittito, rimase dispiaciuto e più che altro spiazzato. Stephane sentiva un guizzo al centro del petto pensando di condividere il sapere del nonno con gli altri.. e regalare e donare queste perle al Mondo. Pensava che ogni perla sarebbe stata una luce in più, e aveva l’intima convinzione di poter descrivere grazie alla scienza del nonno, ogni evento della Natura tutta, umana, vegetale, minerale e animale. Si immaginava platee di persone davanti le quali condividere il suo sapere e le sue conoscenze; dire al mondo come funzionano le cose, e renderlo noto e far vedere com’è che vanno le cose. Pensava di poter descrivere tutto, pensieri, emozioni e funzionamenti di ogni meccanismo insito nell’essere umano. Ogni cosa era spiegabile, descrivibile dalla mirabile scienza di cui il nonno era esponente e portatore.
Stephane scrisse libri, tenne conferenze e lezioni universitarie ma un giorno accade un evento che lo spiazzò. Dopo una giornata molto faticosa e stancante decise di andare camminare per distarsi un po’; Stephane prese la strada statale e camminando immerso in un marasma di pensieri, confusi stati d’animo ed emozioni contrastanti finì senza accorgersene per deviare dalla strada principale. Ad un certo punto sentì che qualcosa era diverso, i rumori delle macchine non c’erano, l’odore del gas di scarico era sparito. Non sapeva nemmeno lui perché lo stava facendo, ma le mani andarono da sole verso i piedi per levarsi le scarpe e le calze. La terra umida fece contato con la nuda pianta del piede ed una sensazione di elettrica freschezza profumata di muschio salì velocemente all’interno del suo corpo, espandendosi in profondità dentro i muscoli ed oltre la pelle. Era come se tante piccole microscopiche bollicine frizzanti lo circondassero e scoppiettassero attorno al suo corpo. Per un attimo cercò di spiegare il fenomeno secondo le leggi scientifiche che ben conosceva ma si accorse che non appena proiettò la sua mente verso quei pensieri, le nuove sensazioni tendevano a svanire.. richiuse subito gli occhi, fece silenzio.. ed ecco che il silenzio melodioso di prima ritornò a fargli visita. Stephane sorrise. Non capì razionalmente bene ciò che stava avvenendo, ma lo sentì molto bene, e lo riconobbe. Da qualche parte dentro di sé c’era qualcosa che diceva sì. Proseguì ancora, camminando a piedi nudi sulla morbida terra umida. Arrivò al limitare del bosco, al confine con una radura si sedette su di una roccia e una voce iniziò a parlargli. Era melodiosa, e sembrava provenire da una donna saggia e antica ma giovane al contempo. Gli parlò del vento e delle stelle, e raggiunse un luogo in Stephane che nemmeno lui si ricordava di avere, o aver avuto. Si situava all’incirca tra il cuore e lo sterno, e assomigliava ad un lido arcaico e moderno, felice e malinconico, forte e sicuro. Stephane comprese che questa esperienza non l’avrebbe potuta veramente spiegare a fondo con nessuna formula matematica, o reazione chimica, o prolissa descrizione di eventi standardizzati; c’era qualcosa che sfuggiva alla sua capacità analitica; certo avrebbe tanto voluto poter condividere ciò che aveva appena vissuto ma non sapeva come, né sapeva se fosse il caso. Ritornò così a casa sua, andò a letto sazio e pago della strana ma bellissima giornata, e si lasciò scivolare nel sonno, sapendo che la vita era molto di più di ciò che finora era certo di sapere. Qualche mese dopo, si trovò ad insegnare nella scuola superiore della sua cittadina. Era felice di poter trasmettere la sua conoscenza agli alunni, ma non aveva più la pretesa di poter spiegare ogni piccolo infinitesimo particolare grazie alla sua scienza; lasciava sempre uno spiraglio ad altro, al mistero che sorprende e sconvolge fuori dai programmi battuti.

C’era una volta uno scienziato
parlava, diffondeva sapere screziato
di rosso di blu di verde di giallo
in piedi all’alba con il canto del gallo
aveva scoperto grandi segreti
voleva spiegarli a giovani e preti
voleva far vedere che si poteva misurare
ciò che nei monasteri si soleva solo pregare
si ostinava a divulgare ogni cosa del suo sapere
diretto e ostinato a voler provare
che la vita era solo ciò che si poteva vedere…

…un giorno però il mistero lo toccò
non sapendo cosa fosse sobbalzò
ma tale sensazione fu così bella e ingovernabile
che lo scienziato non potè che arrendersi
allo stupore e meraviglia non spiegabili,
ma certamente vivibili.

Indietro
Indietro

6° Raggio, Devozione - Idealismo.

Avanti
Avanti

4° Raggio, Armonia tramite il Conflitto