Il Potere dell’Infanzia
La Genitorialità Cosciente parte dal lavoro su sé stessi
E’ ormai risaputo quanto sia importante la qualità del terreno nel quale viene piantato il seme; non bastano metodi di coltivazione sani e naturali, ma un agricoltore cosciente e coscienzioso sa che prima di tutto è sua responsabilità commissionare un’analisi dettagliata e approfondita del terreno.
Tutte le più buone intenzioni e le migliori cure dirette esclusivamente alla piantagione senza includere il risanamento del terreno, avranno sicuramente risultati migliori rispetto a colture tradizionali basate su trattamenti chimici, ma il potenziale non potrà prosperare e verranno messi dei freni al suo manifestarsi in tutta la sua gloria. Una volta sottomano i risultati delle analisi del terreno, il bravo agricoltore prenderà le misure necessarie per pulirlo, risanarlo, nutrirlo, arricchirlo e infine garantire l’idoneità alla piantagione il cui raccolto soddisferà determinati standard.
Così come un buon frutto richiede cure e attenzioni a partire dal terreno ed estendendosi verso tutto il processo di crescita della pianta, anche le creature umane quando arrivano sulla terra, necessitano di un buon terreno nel quale mettere radici; un terreno dove poter far esperienza della sicurezza, della stabilità, e del nutrimento e dal quale slanciarsi verso l’essere se stessi nel più bello e soddisfacente dei modi.
L’ambiente che i due genitori (o il genitore) offrono al neonato è il primo impatto che lui avrà con il mondo della terra e della società, già partire dalle modalità della sua nascita. Il contesto familiare, casalingo e sociale nel quale i genitori accoglieranno la creatura è l’approccio con il mondo sul quale si baseranno futuri condizionamenti, credenze, comportamenti etc. Ciò è proprio la base della realtà che il bambino fa propria. Essa attecchisce nel suo vissuto soggettivo. Il mondo di cui fa esperienza Luca, non è quello di cui fa esperienza Pietro.
Si potrebbe pensare che solo un terreno immacolato possa dare frutti buoni, ma non è così. Come abbiamo detto prima, se si riconoscono le falle e si opera a riguardo, non solo si può migliorare molto il terreno ma si trasmette anche l’esperienza di come su una base difettosa si possa costruire qualcosa mi migliore, diverso, più sano e più bello, senza sentirsi né in colpa per il proprio vissuto, né sentirsi condannati a seguire le tracce di chi ci precedette per un senso di riverenza (distorta), impotenza, e/o incapacità di fare altrimenti.
Ognuno ha la propria storia da vivere e fare paragoni è inutile ed è quanto di più dannoso ci sia.
Un bambino piccolo è fortemente in contatto con la propria senzietà e sensibilità in quanto la parte animica è preponderante. Durante la crescita subentrano le cosiddette “personalità” (dal lat: persona che significa maschera) in qualità di difensori e protettori della genuinità dell’anima, la quale si sente indifesa, minacciata e messa alle strette da un ambiente e da modalità che non le si confanno. Non ha ancora gli strumenti per agire coscientemente e affrontare le difficoltà poiché un’io forte e saldo non è ancora presente e formato.
Si arriva così ad una certa età dove si sente una discrepanza, un attrito tra qualcosa che noi siamo e qualcosa che non siamo, ma che entrambi in qualche modo coesistono nella nostra struttura.
Ci sono alcune domande che possono venire in aiuto nell’analisi del proprio terreno interiore.
E’ fondamentale essere onesti con se stessi, ed è spesso utile l’aiuto di una figura professionale che aiuti a farsi strada nel canneto inesplorato e da tanto dimenticato di ciò che era ed è ancora la propria ed unica terra natia, quella dell’anima, quella appartenente all’essenza.
Partiamo dal presente: Sono soddisfatto della mia vita?
C’è qualcosa che sento mancarmi? Se sì, cos’è?
C’è qualcosa che sento farmi male al cuore e all’anima? Ascolta la sensazione, anche se confusa o non ben chiara. Lascia che sia.. e vedi dove ti porta.
C’è qualcosa che avrei tanto voluto vivere ma non ci sono riuscito/a (ancora)?
Qual è la prima esperienza che ricordo collegata a questa tematica?
Come sarei se non fossi stato cresciuto/a come sono cresciuto/a?
Ci sono state frasi che, qualcuno di a me prossimo e al quale io attribuivo potere e autorità, mi hanno stroncato?
C’è qualche moto a me genuinamente appartenente che non è stato supportato?
Prova a prenderti qualche momento, immagina uno spazio al centro del tuo petto, uno spazio bianco e pacifico dove puoi entrare solo tu. Contatta la tua parte bambina prima delle ferite subite.. prima che la sua spontaneità genuina venisse bloccata, distorta, e frenata. Ciò può essere accaduto davvero molto presto. Se non riesci a ricordare o a sentire il momento in cui ciò accadde, entra in contatto con il disagio del tuo bambino interiore.. e contestualizzalo in situazioni e azioni. Più preciso/a sarai meglio riuscirai a distinguere ciò che veramente ti appartiene in quanto essenza, da ciò che hai fatto tuo per affrontare come potevi quel dato evento/situazione.
Se hai raccolto sufficienti elementi puoi prendere un foglio, e dividerlo in due parti. In una parte scrivi ciò che senti veramente appartenerti, e nell’altra scrivi ciò che malgrado tutto hai fatto tuo ma che in realtà non ti appartiene. Già questo lavoro aiuta a fare ordine dentro di sé e a dipanare la confusione movimentata che spesso agisce al posto nostro.
Questo lavoro interiore è di grandissima importanza ed utilità in varie occasioni e circostanze della propria vita, ma direi che è fondamentale quando si accoglie una creatura nella propria vita. Troppe volte si proietta su di lei ciò che non si è riuscito a fare, le proprie frustrazioni, le proprie idee e/o idealismi. Troppe volte gli occhi di coloro che guardano il bambino lo colorano con i colori che scelgono, senza quindi vedere emergere i colori innati e propri del bambino stesso. Certamente anche nella miglior atmosfera, situazione e famiglia la creatura appena arrivata potrà avere delle necessità particolari, difficoltà, scogli pertinenti ad una sfera prettamente animica (e non tanto di personalità) ma sei i membri che la circondano sanno riconoscere quali comportamenti derivano eventualmente dalla personalità e quali derivano dall’anima si avranno degli strumenti in più per favorire la sua vera e Reale Educazione (dal latino: e-ducere, venire fuori, manifestarsi).
Ogni bambino non capito, è un bambino ignorato nelle sue reali peculiarità e caratteristiche.
Come diceva Jung, ogni vita non vissuta accumula rancore verso di noi e dentro di noi: moltiplica le presenze ostili e alla fine la vita che è stata perduta si rivolterà contro.
Tutti siamo chiamati a portare a compimento la nostra vita meglio che possiamo.
La scintilla divina che è in noi chiede di essere realizzata in tutta la sua umanità.